Come leggere la busta paga

Kelly Services Spa • apr 04, 2023

Pur essendo un documento chiave nel rapporto di lavoro, non è semplice sapere come leggere la busta paga. Ecco le voci che la compongono e le cose da controllare nel 2023



Fondamentale per comprendere come e perché l’azienda per cui lavoriamo ci paga in quel modo, la busta paga può essere un documento tutt’altro che semplice da leggere e comprendere. Al suo interno devono infatti trovare spazio molte informazioni sull’azienda, sul lavoratore, sullo stipendio e sulle trattenute fiscali applicate, che concorrono tutte assieme a definire lo stipendio netto mensile, l’ultima riga del cedolino, cioè la cifra che arriva concretamente nelle tasche del lavoratore.

Tra retribuzione lorda, imposta lorda, trattamento di fine rapporto, familiari a carico, tredicesime o quattordicesime, numero di ore lavorate, dati anagrafici e così via, le varie voci che compongono la busta paga rischiano di disorientare chi deve interpretarle, complicando in questo modo il compito fondamentale di questo documento: spiegare al lavoratore perché ha ricevuto quel compenso e consentirgli di verificare eventuali incongruenze con quanto effettivamente lavorato o pattuito col datore di lavoro.

Ecco dunque una veloce carrellata per capire tutte le voci e le parti di cui è composta la busta paga e le novità introdotte per l'anno 2023.



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Come saper leggere una busta paga?

Per leggere in maniera corretta una busta paga bisogna conoscere le varie parti che la compongono. Si tratta generalmente di:

  1. intestazione: contiene i dati dell’azienda e del lavoratore, utile a identificarli in modo esatto;
  2. corpo della busta paga: contiene l’indicazione del servizio effettuato e i compensi che spettano al lavoratore;
  3. le trattenute fiscali e le eventuali detrazioni fiscali;
  4. i contributi previdenziali versati all’Inps, all’Inail o ad altro ente;
  5. riga finale: contiene tra le altre indicazioni lo stipendio netto, cioè la retribuzione che il datore di lavoro paga concretamente al lavoratore a valle di tutte le trattenute che possono essere effettuate a partire dallo stipendio lordo.

​Grazie alla busta paga, il lavoratore può controllare ogni mese la congruità di quanto gli viene pagato con quanto stabilito al momento dell’assunzione. Può inoltre controllare anche che venga rispettato quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato (Ccnl), che dipende dal settore in cui è impiegato il lavoratore.

Ogni contratto può infatti intervenire per modificare molte voci della busta paga, come trattenute, scatti di anzianità, minimi tabellari e così via.



Come leggere una busta paga 2023?

Le informazioni contenute nella busta paga sono molteplici, vediamo di cosa si tratta nel dettaglio, anche considerando le modifiche introdotte ad alcune voci per l’anno 2022 e le modifiche varate con la legge delega sul fisco nel marzo 2023 dal governo Meloni.


  • Informazioni sull’azienda

Si tratta del nome della società, dell’indirizzo, del codice fiscale, del codice di attività e dei numeri di iscrizione dell’azienda a Inps e la posizione Inail, enti cui i datori di lavoro versano i contributi per la pensione, la cassa integrazione o altri tipi di indennità e servizi.


  • Informazioni sul lavoratore

Anche in questo caso si tratta dei dati identificativi (nome, cognome, indirizzo, data di nascita), cui si aggiungono il tipo di contratto applicato, la qualifica, la data di assunzione e dell’eventuale scadenza del contratto.

Oltre a questi dati sono poi indicati il minimo tabellare previsto dal contratto di riferimento (la paga base), gli scatti di anzianità maturati e la contingenza (ovvero un’indennità introdotta per compensare la perdita di potere d’acquisto ma oggi rimasta fissa).

Si aggiunge l’EDR (ovvero l’Elemento Distinto della Retribuzione, che vale 10,33 euro ed è pagata 13 volte in un anno a tutti i lavoratori).


  • Indicazione del mese

Il mese è importante perché lo stipendio può cambiare notevolmente da un mese all’altro, sia per la presenza di permessi, malattie o simili, sia per il pagamento di bonus, tredicesime o altre tipologie di indennità aggiuntive.


A questa prima parte informativa, segue la sezione dedicata ai compensi veri e propri, che contiene:


  • il calcolo delle ore ordinarie, cioè “normali” previste dal contratto ed effettivamente lavorate dal lavoratore dipendente o dal collaboratore;
  • le ore aggiuntive, come gli straordinari;
  • i premi o i bonus che vengono pagati in determinati periodi dell’anno o al ricorrere di determinate condizioni;
  • varie indennità, come le ferie godute, i permessi, i periodi di malattia, le festività e così via;
  • altre voci straordinarie, come tredicesima, quattordicesima, anticipo del Tfr.


A questa parte sul compenso, che rappresenta la parte in “positivo” per il lavoratore, cioè quello che riceve, segue la parte delle trattenute, ovvero tutte quelle voci che portano a definire lo stipendio netto del lavoratore.

Si tratta di trattenute previdenziali, che dunque sono dovute a enti a fini pensionistici o per indennità particolari (maternità, cassa integrazione ecc ecc), o trattenute fiscali a carico del lavoratore, che dunque sono le imposte vere e proprie, che si calcolano a partire dall’imponibile fiscale, ovvero quella parte del reddito che può essere soggetto a tassazione.

Queste voci cambiano a seconda della situazione familiare del lavoratore, della tipologia di contratto e del Ccnl di riferimento, quindi non sono pienamente confrontabili anche tra colleghi che lavorano nello stesso reparto.

In questa parte rientravano anche i contributi per i figli, che con l’introduzione nel 2022 dell’Assegno unico e universale per i figli a carico invece viene versato direttamente dall’Inps sul conto Iban indicato dal lavoratore. Dalla busta paga sono quindi sparite, a partire dal marzo 2022, le detrazioni per i figli a carico previste dall’art. 12 del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, che prima contribuivano ad aumentare il netto mensile all’ultima riga del cedolino.


In particolare troviamo:


  • le trattenute Irpef

Si tratta dell’Irpef, Imposta sui redditi delle persone fisiche, un’imposta progressiva, che aumenta col crescere del reddito, organizzata per scaglioni di reddito e per aliquote crescenti.

La legge di bilancio 2022 ha modificato l'impostazione dell’Irpef, riducendo gli scaglioni da cinque a quattro e modificando anche le aliquote, cioè le percentuali che servono a determinare la tassazione sul reddito.

Il governo Meloni nel marzo 2023 ha poi varato una legge delega sul fisco che interviene nuovamente per modificare queste aliquote: si tratta di un sistema a tre aliquote, contro i quattro previsti attualmente, con la previsione della progressiva estensione del sistema della flat tax, ovvero la "tassa piatta". Si tratta però di provvedimenti che entreranno in vigore entro due anni dall'entrata in vigore della legge delega.


  • Imponibile fiscale

Si tratta della parte di reddito su cui vengono calcolate le trattenute da applicare.

  • Imposta lorda

La tassazione ottenuta applicando le aliquote dello scaglione di reddito

  • Detrazioni Irpef

Sono le detrazioni che spettano al lavoratore per la sua condizione familiare e lavorativa, per esempio le detrazioni per il lavoro dipendente.

  • Addizionali Irpef

Sono quote aggiuntive di Irpef applicate dal Comune e dalla Regione di residenza. Anche queste voci sono state modificate dal governo Meloni con la recente legge delega sul fisco. Anche in questo caso le modifiche entreranno in vigore entro 24 mesi dall'emanazione della legge delega.

  • Il Tfr in busta paga

Il Trattamento di Fine Rapporto è un’indennità che spetta al lavoratore quando si interrompe il rapporto di lavoro con l’azienda. Viene indicato in busta paga perché ha un tipo di tassazione differenziato: al 20% all’erogazione e una tassazione finale calcolata all’erogazione che varia a seconda delle aliquote applicate in quel periodo.

  • Stipendio netto

Si tratta dell’ultima riga della busta paga, quella più “sensibile” per il lavoratore perché è la cifra che concretamente arriva sul suo conto, la retribuzione spettante. Come abbiamo visto, è il risultato della sottrazione dal compenso lordo di trattenute e detrazioni, e dall’aggiunta di altre voci che invece concorrono ad arricchire il cedolino.


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Cosa cambia da gennaio 2023 in busta paga?

Nell'anno 2023 è stato confermato uno sconto sui contributi del 2 o del 3% che permette di aumentare, seppure lievemente, la busta paga. Lo sconto cambia dal 2 al 3% a seconda che lo stipendio annuale sia inferiore a 35mila euro o a 25mila euro.

L'ha specificato l'Inps con la circolare n. 7 del 24 gennaio 2023, che sottolinea che lo sconto spetta con una percentuale del 3% se lo stipendio mensile non supera i 1.923 euro (cioè 25mila euro annui). Mentre lo sconto sui contributi viene confermato al 2%, come succedeva già nella seconda metà del 2022, se la retribuzione mensile arriva fino ai 2.692 euro (ovvero i 35mila euro annui).

Al minimo della retribuzione va aggiunta l'eventuale quota di tredicesima.



Cosa sono superminimo e straordinari forfait?

Il superminimo è una quota di retribuzione che si aggiunge allo stipendio standard, mentre lo straordinario forfettizzato è un modo fisso di pagare le ore straordinarie. Una differenza fondamentale tra le due voci è che il superminimo incide su tassazione, ferie e permessi, mentre lo straordinario forfait no.

Tra le voci che possiamo trovare in busta paga ci sono quindi anche superminimo e straordinario forfettizzato, o indennità forfetaria. Che cosa sono?

Il superminimo è un elemento aggiuntivo della retribuzione concordata tra datore di lavoro e dipendente. Si tratta dunque di una voce che contribuisce ad alzare lo stipendio rispetto ai minimi previsti dal contratto di riferimento, cioè i minimi tabellari.

Il superminimo è spesso legato alla trattativa che viene effettuata in sede di assunzione del lavoratore, e in tal caso si parla di superminimo individuale, oppure dalle rappresentanze sindacali con l'azienda per tutti i lavoratori. In questo caso si parla di superminimo collettivo.

A sua volta, il superminimo può essere "assorbibile", cioè viene ridotto o azzerato in caso di aumenti previsti dal contratto nazionale, o "non assorbibile", che rimane cioè tale anche in caso di futuri aumenti contrattuali.

Il superminimo contribuisce a innalzare il reddito del lavoratore ed è imponibile ai fini Irpef e Inps, oltre a contribuire per il calcolo di ferie, permessi e così via.

Lo straordinario forfettizzato, straordinario forfait o indennità forfettaria è invece una somma versata dal datore di lavoro al dipendente quando questo aggiunge ore straordinarie all'orario "normale" con una certa continuità, cioè per un periodo di tempo abbastanza lungo o in maniera continua.

Il pagamento dello straordinario forfettizzato dev'essere concordato con un accordo tra lavoratore e azienda o indicato al momento dell'assunzione. Lo straordinario forfait, a differenza del superminimo, non contribuisce al calcolo di ferie, permessi, festività e così via, perché non rientra tra gli elementi fissi della retribuzione.


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