Può capitare, nel corso di una carriera professionale, che un contratto di lavoro si interrompa in maniera non prevista, sia da parte del
lavoratore
che del datore di lavoro, o anche per volontà di entrambe le parti. Le norme che regolano questo passaggio delicato puntano a tutelare l’uno e l’altro, per evitare che la cessazione del rapporto di lavoro comporti disagi o problemi.
Ovviamente il rapporto di lavoro può interrompersi per motivi molto differenti, sia in maniera traumatica, per esempio con un licenziamento, che in modo pacifico e volontario, come avviene nel caso di una risoluzione consensuale. In tutti questi casi, e con differenze a seconda del contratto collettivo nazionale applicato, la legge fissa anche tutti gli obblighi che devono essere rispettati sia dall’azienda che dal lavoratore, come per esempio il periodo di preavviso o l’invio della comunicazione di cessazione del contratto agli organi competenti.
Un rapporto di lavoro può interrompersi per vari motivi, che vanno dalla scadenza dei contratti a tempo determinato al licenziamento, dalle dimissioni alla risoluzione consensuale del rapporto. Essendo le motivazioni diverse, sono regolate ciascuna da norme apposite che puntano a tutelare sia l’azienda che il lavoratore dai possibili effetti negativi provocati dall’interruzione.
I motivi per una cessazione del rapporto di lavoro possono dunque essere:
Essendo quest’ultima possibilità quella più traumatica per il lavoratore, che nel rapporto con l’azienda rappresenta la parte debole, ci sono precise norme che regolano la fine del rapporto.
Un licenziamento perché sia legittimo infatti può avvenire:
Ovviamente il rapporto di lavoro si interrompe anche nel caso di morte del lavoratore, che se avviene per motivi di lavoro o a seguito di
infortunio comporta anche tutele per i familiari.
Quando il rapporto di lavoro si interrompe l’azienda o il lavoratore possono avere l'obbligo di comunicare con un periodo di preavviso la decisione. Per periodo di preavviso si intende il periodo che passa dalla comunicazione dell’intenzione di interrompere il rapporto al momento della sua interruzione vera e propria, cioè l’ultimo giorno di lavoro.
Il preavviso non è sempre obbligatorio, infatti non è previsto:
Come visto non è soltanto l’azienda a dover rispettare il preavviso nel caso di un licenziamento, ma anche il lavoratore deve rispettare alcune norme per poter interrompere volontariamente il suo contratto, per non creare troppi problemi organizzativi all’impresa.
L’impresa, da parte sua, è tenuta a comunicare agli enti competenti l’intenzione di interrompere un rapporto di lavoro, generalmente comunicandola al Centro per l’impiego competente. La procedura, telematica, può essere svolta sia internamente dal reparto risorse umane dell’azienda, che appoggiandosi a professionisti come un avvocato o un consulente del lavoro.