Cessazione del rapporto di lavoro: come funziona e quando dare il preavviso

apr 07, 2023

Ogni tipo di contratto può essere interrotto dal lavoratore o dal datore di lavoro. Ci sono però norme precise che regolano la cessazione del rapporto di lavoro: vediamo quali



Può capitare, nel corso di una carriera professionale, che un contratto di lavoro si interrompa in maniera non prevista, sia da parte del
lavoratore che del datore di lavoro, o anche per volontà di entrambe le parti. Le norme che regolano questo passaggio delicato puntano a tutelare l’uno e l’altro, per evitare che la cessazione del rapporto di lavoro comporti disagi o problemi.

Ovviamente il rapporto di lavoro può interrompersi per motivi molto differenti, sia in maniera traumatica, per esempio con un licenziamento, che in modo pacifico e volontario, come avviene nel caso di una risoluzione consensuale. In tutti questi casi, e con differenze a seconda del contratto collettivo nazionale applicato, la legge fissa anche tutti gli obblighi che devono essere rispettati sia dall’azienda che dal lavoratore, come per esempio il periodo di preavviso o l’invio della comunicazione di cessazione del contratto agli organi competenti.






CERCHI LAVORO? CONSULTA LE NOSTRE OPPORTUNITÀ

Quali sono le cause di cessazione del rapporto di lavoro?

Un rapporto di lavoro può interrompersi per vari motivi, che vanno dalla scadenza dei contratti a tempo determinato al licenziamento, dalle dimissioni alla risoluzione consensuale del rapporto. Essendo le motivazioni diverse, sono regolate ciascuna da norme apposite che puntano a tutelare sia l’azienda che il lavoratore dai possibili effetti negativi provocati dall’interruzione.


I motivi per una cessazione del rapporto di lavoro possono dunque essere:


  1. scadenza prevista del rapporto, nel caso di un contratto di lavoro a tempo determinato;
  2. risoluzione del rapporto di lavoro per volontà del lavoratore e del datore di lavoro, per esempio perché si concorda che non ci sono più le condizioni per proseguire la collaborazione;
  3. dimissioni da parte del lavoratore, dovute a motivi personali, familiari o per scelta di una nuova opportunità professionale (cioè per cambiare lavoro);
  4. licenziamento da parte del datore di lavoro.


Essendo quest’ultima possibilità quella più traumatica per il lavoratore, che nel rapporto con l’azienda rappresenta la parte debole, ci sono precise norme che regolano la fine del rapporto.


Un licenziamento perché sia legittimo infatti può avvenire:


  • per esigenze organizzative dell’azienda (licenziamento per giustificato motivo oggettivo). Si tratta di tutti quei casi in cui l’azienda subisce una riorganizzazione interna o una crisi. Poiché il licenziamento non è dovuto a un comportamento del lavoratore, questo ha diritto sia al periodo di preavviso che a un’indennità, come può essere la Naspi;
  • per un comportamento scorretto tanto grave da parte del lavoratore da compromettere in modo irreversibile e immediato la fiducia (si tratta del licenziamento per giusta causa). In questo caso si tratta di un licenziamento a effetto immediato, anche per un contratto a tempo indeterminato, che non prevede un preavviso, e che ovviamente può essere impugnato dal lavoratore con una causa legale;
  • per un comportamento del lavoratore meno grave rispetto alla giusta causa ma che comunque comporta il mancato rispetto degli obblighi contrattuali (licenziamento per giustificato motivo soggettivo). In questo caso il lavoratore ha diritto a un periodo di preavviso in cui mantiene il posto di lavoro e se questo non viene rispettato ha diritto a un’indennità sostitutiva del preavviso.


Ovviamente il rapporto di lavoro si interrompe anche nel caso di morte del lavoratore, che se avviene per motivi di lavoro o a seguito di
infortunio comporta anche tutele per i familiari.



CERCHI LAVORO? CANDIDATI SUL NOSTRO PORTALE

Cosa deve fare l’azienda in caso di cessazione del rapporto di lavoro?

Quando il rapporto di lavoro si interrompe l’azienda o il lavoratore possono avere l'obbligo di comunicare con un periodo di preavviso la decisione. Per periodo di preavviso si intende il periodo che passa dalla comunicazione dell’intenzione di interrompere il rapporto al momento della sua interruzione vera e propria, cioè l’ultimo giorno di lavoro.


Il preavviso non è sempre obbligatorio, infatti non è previsto:


  • nel caso di licenziamento per giusta causa da parte dell’azienda;
  • durante il periodo di prova del lavoratore;
  • quando a dimettersi sono la lavoratrice madre o il lavoratore padre entro l’anno di vita del bambino;
  • ovviamente non serve preavviso anche per quei contratti a tempo determinato che hanno una scadenza prevista fin dall’inizio.


Come visto non è soltanto l’azienda a dover rispettare il preavviso nel caso di un licenziamento, ma anche il lavoratore deve rispettare alcune norme per poter interrompere volontariamente il suo contratto, per non creare troppi problemi organizzativi all’impresa.

L’impresa, da parte sua, è tenuta a comunicare agli enti competenti l’intenzione di interrompere un rapporto di lavoro, generalmente comunicandola al Centro per l’impiego competente. La procedura, telematica, può essere svolta sia internamente dal reparto risorse umane dell’azienda, che appoggiandosi a professionisti come un avvocato o un consulente del lavoro.



CERCHI LAVORO? CONSULTA LE NOSTRE OPPORTUNITÀ
Share by: