Come aprire la partita Iva

Kelly Services • set 14, 2023

Quando si avvia un’attività, aprire la partita Iva è un momento importante che va fatto con attenzione. Vediamo come funziona e cosa bisogna sapere per non sbagliare



L’apertura della partita Iva è un passaggio cruciale per chi svolge un’attività.
Liberi professionisti o artigiani, imprese e società di persone, devono seguire una serie di procedure per l’avvio non sempre facili da rispettare, che possono creare confusione.

Anche perché l’apertura di una partita Iva è un’azione che ha conseguenze rilevanti sia per l’attività che poi si svolgerà, sia per il regime fiscale che verrà applicato, col rischio di perdere soldi nel caso di scelte sbagliate.

Ecco dunque cosa bisogna sapere prima di aprire la propria partita Iva, come si fa a fare richiesta e qualche indicazione sui costi che questo potrebbe comportare.



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Come si apre la partita Iva?

La partita Iva è un codice di 11 cifre rilasciato dall’Agenzia delle entrate che identifica in modo univoco una persona o un soggetto che svolge un’attività, anche ai fini dell’imposizione fiscale.


In particolare:


  • i primi 7 numeri sono il numero di matricola e identificano la persona o l’impresa che ha chiesto l’apertura della partita Iva;
  • le cifre dalla ottava alla decima indicano invece l’ufficio provinciale che rilascia il numero della partita Iva;
  • l’ultima cifra serve come codice di controllo per verificare la correttezza delle altre cifre.


La partita Iva dev’essere aperta quando l’attività svolta viene effettuata in maniera:


  1. professionale, cioè in maniera organizzata e strutturata;
  2. abituale e continuativa, cioè in modo regolare nel tempo.


Non esistono
soglie di reddito o di ricavi che impongono l’apertura della partita Iva, come i 5.000 euro di incassi annuali che spesso vengono indicati. Il limite dei 5.000 euro riguarda infatti alcuni obblighi per la dichiarazione dei redditi e non sono da intendere come un livello massimo entro cui si può svolgere invece la propria attività in maniera occasionale.

L’obbligo di partita Iva, che se non rispettato può portare a sanzioni fiscali e amministrative, scatta dunque quando si svolge in maniera professionale e continuativa un’attività, secondo i vari chiarimenti diffusi dagli enti coinvolti nel corso degli anni.

Non sono comprese quindi le attività svolte per hobby e tutte quelle prestazioni occasionali che non hanno carattere di continuità. A titolo di esempio, è molto diversa l’attività di uno studente informatico che si offre per aggiustare o fare consulenza ai conoscenti, o le ripetizioni svolte durante le vacanze scolastiche, e un’attività vera e propria di consulente informatico o maestro privato.

Nel primo caso l’attività viene svolta senza un’organizzazione complessa o professionale e per limitati periodi di tempo, nel secondo c’è un fine professionale esplicito e una durata che coinvolge tutto l’arco dell’anno.

A fare la differenza, come si vede, non sono gli incassi previsti, perché al momento dell’apertura di un’attività questi possono essere per un certo periodo irrisori, ma la tipologia di attività portata avanti.

Più in generale devono quindi aprire partita Iva i lavoratori autonomi e gli imprenditori, cioè coloro che non hanno un rapporto di lavoro subordinato. Una volta che viene aperta la partita Iva il lavoratore, o l’imprenditore, deve emettere fattura per regolare i pagamenti e il versamento dei contributi sotto forma di Iva, Imposta sul valore aggiunto.

La partita Iva viene aperta nel momento in cui si decide di aprire un’attività e rimane la stessa fino alla chiusura dell’attività stessa. La pratica dev’essere fatta a massimo 30 giorni dall’avvio dell’attività e avviene facendo una serie di scelte sulla base delle caratteristiche dell’attività svolta.


In particolare bisogna definire:


  • il codice ATECO: si tratta di un codice formato da sei numeri che identifica l’attività prevalente svolta. La scelta non è immediata, nel senso che la classificazione prevista dalla legge non contempla per esempio alcune tipologie di attività recenti e quindi l’identificazione non sempre è scontata. La scelta del codice ATECO è importante anche perché da esso dipende il calcolo del reddito imponibile, la possibilità di accedere a incentivi e bonus fiscali e per l’attribuzione di una fascia di rischio dell’attività stessa;
  • la cassa previdenziale per il versamento dei contributi. Se la tua attività non prevede una cassa specifica, bisogna iscriversi alla Gestione separata Inps. Se invece esiste una cassa naturalmente bisogna iscriversi a quella come avviene per avvocati, commercialisti o giornalisti. Se ancora l’attività è quella di artigiani o commercianti bisogna iscriversi alla gestione Inps destinata a queste categorie;
  • l’attività economica prevalente: se sei un libero professionista si apre una partita Iva come professionista, mentre nel caso di attività artigianale o commerciale si apre una ditta individuale;
  • il regime fiscale da applicare: si può scegliere tra il regime ordinario e quello forfettario. Nel primo caso si applicano le aliquote ordinarie agli incassi ottenuti e ci sono costi aggiuntivi per l’iscrizione alla Camera di commercio. Il regime forfettario prevede una contabilità semplificata e può essere scelto soltanto da chi ha incassi inferiori agli 85.000 euro annui e non ha sostenuto spese per collaboratori superiori ai 20.000 euro e prevede una tassazione agevolata al 15 o al 5% per i primi cinque anni, ma non prevede la possibilità di scaricare le spese sostenute per l’attività.





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Come si apre la partita Iva da soli?

Per aprire una partita Iva da libero professionista bisogna compilare il modello AA9/12 dell’Agenzia delle entrate, che serve sia per aprire che per modificare o chiudere una partita Iva.

Devono usare questo modulo, invece che la Comunicazione unica, tutti i contribuenti che non sono tenuti all’iscrizione nel Registro imprese o nel Repertorio delle notizie economiche e amministrative (Rea).


Il modulo può essere compilato e consegnato:


  • utilizzando il portale e gli applicativi dell’agenzia, sia in modo autonomo, cioè in prima persona, che affidando il compito a un professionista abilitato, come un commercialista;
  • via posta, con una raccomandata, da inviare a un ufficio dell’Agenzia delle entrate allegando una copia di un documento di riconoscimento;
  • di persona o tramite una persona delegata compilando il modulo stampato e consegnandolo a un ufficio dell’Agenzia delle entrate.


Le pratiche di apertura di una ditta individuale invece, come avviene se sei un artigiano o un commerciante, prevedono invece l’invio della ComUnica, la comunicazione unica che consente l’iscrizione contemporanea a:


  • Registro delle imprese;
  • cassa di previdenza prevista;
  • l’Inail, se previsto;
  • il Rea (Repertorio delle notizie economiche e amministrative), se necessario.



Quanti soldi ci vogliono per aprire una partita Iva?

Dal punto di vista burocratico, non c’è nessun costo di apertura di una partita Iva, è gratuito. Sono invece previsti dei costi di mantenimento della partita Iva, così come eventuali costi di consulenza per gli studi o i professionisti consultati per la gestione di una partita Iva.

Per quanto riguarda il regime forfettario i costi principali sono:


  • costo del commercialista;
  • applicazione dell’aliquota agevolata del 5 o del 15% sugli incassi per i primi cinque anni di attività;
  • pagamento dei contributi Inps o alla cassa di previdenza di appartenenza.


Per una partita Iva a regime ordinario invece ci sono costi:


  • consulenza e assistenza del commercialista;
  • costi per la Camera di commercio, per esempio il diritto camerale, attorno a 100 euro, anche se varia a seconda della Camera;
  • pagamento dell’Irpef;
  • costi della gestione separata Inps o della cassa di appartenenza;
  • versamento dell’Irap;
  • versamento dell’Iva su ogni fattura.




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