Come andare in maternità con la Partita Iva

giu 02, 2023

Le nuove tecnologie cambieranno molti dei mestieri di oggi. Cerchiamo di capire i rapporti tra intelligenza artificiale e lavoro



Il lancio di software capaci di imitare il linguaggio umano come ChatGPT, o anche i programmi capaci di generare immagini realistiche a partire da una descrizione di base, hanno di recente rilanciato il dibattito sulle potenzialità e i rischi connessi allo sviluppo dell'Intelligenza artificiale (IA).

Si tratta di un campo affascinante, che interroga diversi campi del sapere umano che vanno dalla filosofia all'informatica, fino alla scienza. In particolare ci s'interroga anche sui possibili pericoli e opportunità che sistemi sempre più evoluti di "macchine intelligenti" potranno avere sul mercato del lavoro: sono più i posti di lavoro che verranno persi a causa di queste tecnologie o le nuove opportunità?

Come spesso accade, non è facile rispondere mentre questi grandi cambiamenti sono in corso. Esistono diversi studi oggi che cercano di farlo, provando spesso anche a confrontare il momento attuale con altre rivoluzioni tecnologiche attraversate in passato e che proprio come oggi hanno coinvolto milioni di persone. Vediamo dunque quali sono oggi le riflessioni più interessanti e le opportunità che l'intelligenza artificiale può rappresentare per il mondo del lavoro.




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Chi ha la Partita Iva può chiedere la maternità?

Sì, le lavoratrici autonome possono andare in maternità, cioè chiedere un'indennità che sostituisce lo stipendio nei periodi di assenza dal lavoro della madre lavoratrice. L'indennità è versata dall'Inps ed è pari all'80% della retribuzione giornaliera ai lavoratori in regola col versamento dei contributi.

A differenza delle lavoratrici dipendenti, il versamento dell'indennità non comporta però l'obbligo di astensione dall'attività lavorativa. Le lavoratrici autonome possono quindi continuare a svolgere la propria attività lavorativa, anche durante il periodo di maternità.

Il congedo di maternità dura di norma cinque mesi, cioè da due mesi prima della data presunta del parto fino ai tre mesi successivi, anche se ci sono casi in cui il periodo si estende ulteriormente. Ad esempio, l'Inps riconosce altri due mesi aggiuntivi ai due che precedono il parto in caso di gravi complicanze della gravidanza.

Se cioè esistono problemi medici certificati che potrebbero mettere a rischio la nascita del figlio, l'istituto riconosce altri due mesi di indennità per evitare che la lavoratrice vada incontro a questo rischio. Le cause possono essere sia complicanze possibili per la gravidanza che gravi malattie che potrebbero essere aggravate dal periodo di gravidanza.

Si tratta dunque di un'ulteriore tutela per la futura madre.


L'indennità viene versata invece al padre (indennità di paternità) nel caso in cui la madre non possa o non voglia accudire il figlio. E in particolare in caso di:


  • morte o grave infermità della madre: in questo caso il padre deve inviare la documentazione che attesta la condizione della madre;
  • abbandono del figlio o mancato riconoscimento del neonato da parte della madre;
  • affidamento esclusivo del figlio al padre: in questo caso il padre deve presentare tutti i documenti che attestano la decisione del tribunale utili alla certificazione di questa condizione.


In questi casi il periodo di paternità è uguale al periodo di maternità non goduto dalla madre, oppure dura tre mesi dalla data del parto nel caso in cui la madre non lavori o sia sconosciuta.

Per i periodi di maternità (o paternità) che ricadevano sia parzialmente che totalmente nel 2022, l’indennità di maternità era concessa per altri tre mesi in più, a partire dalla fine del periodo di maternità.

Unica condizione per godere di questa opportunità è che nell’anno precedente l’inizio del periodo di maternità il reddito dichiarato fosse inferiore a 8.145 euro, pur aumentato secondo gli indici Istat.

Nel caso in cui il parto sia gemellare, il periodo di cinque mesi non cambia. Non ci sono quindi periodi aggiuntivi che vengono riconosciuti dall'Inps per la gestione di due (o più) figli. Il periodo di indennità dunque non varia rispetto alla nascita di un figlio soltanto.

Il giorno del parto non rientra nel calcolo del periodo per cui si ha diritto all'indennità, dunque dev'essere aggiunto ai cinque mesi previsti.

Lo stesso periodo può essere sospeso dalla madre nel caso in cui il figlio venga ricoverato in una struttura medica statale, ovviamente dietro presentazione della documentazione necessaria. La madre può quindi riprendere l'attività lavorativa finché il figlio è ricoverato, sospendere l'erogazione dell'indennità e riprenderla una volta che i figlio è stato dimesso. Si tratta però di una possibilità che viene concessa una volta sola alla madre.



Quando si può chiedere maternità in Partita Iva?

La maternità è riconosciuta alle lavoratrici (e in qualche come abbiamo visto anche al lavoratore) nel caso in cui rientrino nella categorie di:


  • commercianti;
  • coltivatori diretti;
  • artigiani;
  • mezzadri;
  • coloni;
  • imprenditori agricoli professionali;
  • pescatori autonomi nella piccola pesca marittima e e delle acque interne. 


L'indennità viene versata dall'Inps ai lavoratori che:


  1. sono iscritti alla gestione Inps di riferimento;
  2. sono in regola col versamento dei contributi.




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Come funziona la maternità per le lavoratrici con Partita Iva?

L'indennità di maternità è riconosciuta per un periodo di due mesi prima della data presunta del parto e di tre mesi dopo il parto. In caso di gravi complicanze il periodo si estende per altri due mesi prima della nascita del figlio.


Il periodo di indennità si calcola:


  • in caso di affidamento o adozione di un minore, il periodo dei cinque mesi inizia con l'ingresso in famiglia del figlio, a partire dal primo giorno;
  • nel caso in cui il figlio arrivi per un processo di adozione o affidamenti preadottivo internazionale, il periodo di cinque mesi inizia con l'ingresso in Italia del minore;
  • nel caso invece di affidamento non preadottivo, l'indennità spetta per un periodo di tre mesi, da godere però entro cinque mesi dall'affidamento del minore, anche in maniera frazionata.


L'indennità di maternità (o paternità) viene pagata dall'Inps:


  1. con accredito sul conto corrente bancario o postale;
  2. con bonifico postale;
  3. con libretto postale;
  4. su una carta di pagamento dotata di Iban.



Come fare domanda per la maternità con Partita Iva?

Per vedersi riconosciuti il diritto all indennità di maternità bisogna:


  • essere iscritti alla gestione Inps dell'attività svolta;
  • essere in regola col versamento dei contributi.


Le lavoratrici e i lavoratori autonomi devono presentare la domanda dopo la data del parto. In caso di gravi complicanze (quelle che consentono di ottenere i due mesi aggiuntivi prima della nascita) la domanda può essere presentata anche prima del parto.

La domanda si presenta sul portale online dell'Inps specifico, cui si accede identificandosi coi vari sistemi previsti dalla legge (Spin, Pin, Cns o Carta d'identità elettronica). Una volta entrati il sistema offre la possibilità di consultare dei manuali per la compilazione della procedura, di consultare e verificare lo stato di domande già effettuate o anche di annullare domande precedenti.

Si può accedere al servizio dell'Inps anche tramite un contact center dedicato, che risponde al numero 803 164 (che è gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 nel caso in cui si chiami da telefono cellulare.

La richiesta di indennità di maternità/paternità per lavoratrici o lavoratori autonomi si può effettuare però anche nei Caf o negli enti di patronato accreditati dall'Inps, nel caso in cui si voglia essere assistiti nella presentazione della domanda.

Il tempo di lavorazione della procedura è fissato in 55 giorni dal Regolamento dei servizi adottato dall'Inps.




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