Addio tabù! Parliamo (finalmente) di soldi, menopausa e innovazioni per la salute mentale

apr 26, 2023

Quando parliamo di innovazioni, pensiamo normalmente a tecnologie rivoluzionarie come l’intelligenza artificiale piuttosto che a cose più banali come le politiche del lavoro. Ma immagina quanto lontano è arrivato il mondo del lavoro se vediamo sempre di più i capi come qualcuno con cui condividere i nostri sforzi, piuttosto che qualcuno a cui nasconderli. Vediamo alcuni degli ultimi “tabù” che hanno finalmente preso spazio nelle conversazioni di lavoro



 

Il governo inglese ha appena nominato Helen Tomlinson come primo “Difensore dell’occupazione in menopausa”. Gli esperti dicono infatti che un quarto delle donne in menopausa lascia o valuta di lasciare il suo impiego a causa dei sintomi della menopausa. Il ruolo di Tomlinson sarà quindi quello di favorire l’aumento della consapevolezza sulle questioni legate alla menopausa e al lavoro, e anche di promuovere i vantaggi nell’aiutare le donne a rimanere in azienda.




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Helen dice: “Meno di un quarto delle aziende inglesi ha una strategia sulla menopausa… Sono impegnata affinché le donne al lavoro della mia generazione rompano il tabù della menopausa e abbiano fiducia del fatto che la loro salute venga considerata”.

 

È raro sentire la parola ‘menopausa’ usata in contesti professionali, nonostante ciascuno di noi conosca qualcuno che è, è stata o verrà toccata da essa. Speriamo non ci voglia molto perché più leader e organizzazioni siano pronti ad affrontare la realtà: è tempo di parlare della menopausa e aiutare le persone ad affrontarla per rimanere al lavoro, se lo vogliono.


L’avviso che veniva dato alle persone che entrano nel mondo del lavoro è sempre stato: “Non parlare mai della tua religione, delle tue idee politiche e del tuo stipendio”. Ma già oggi, sono sempre di più le aziende che riportano sempre più informazioni sulle statistiche DEI per diversità, uguaglianza e inclusione (compresa la religione) e che pubblicano l’ammontare dello stipendio negli annunci di lavoro. I dati mostrano che le persone hanno meno probabilità di candidarsi per un lavoro che non mostra nell’offerta la fascia di stipendio prevista, e anche che usare la parola ‘negoziabile’ non è più sufficiente. Ci sono molti vantaggi nell’inserire una fascia di stipendio nell’avviso di lavoro, ma è ancora più importante perché evita ai candidati di sprecare il proprio tempo – e il tempo del datore di lavoro – nell’impegnarsi in un percorso di assunzione per una posizione che non accetterebbero mai. Per questo parlare di denaro fa risparmiare tempo (e denaro) e aumenta la quantità dei candidati. Per molte industrie del resto, come il settore delle Scienze della vita, c’è una carenza globale di forza lavoro, e questo è un modo semplice ma efficace per stare al passo con la concorrenza.




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Un altro argomento che sta prendendo sempre più spazio fuori dagli studi dei dottori e nei posti di lavoro è la salute mentale. Burnout, attacchi di panico e altri problemi simili riguardano oggi tanto il tuo capo quanto il tuo dottore. Le aziende – grandi e piccole – offrono ai loro dipendenti opportunità di fitness e benessere, pagano abbonamenti per programmi di salute mentale, organizzano seminari con grandi coach sia online che offline. I più cinici tra di noi potrebbero pensare che lo facciano solo perché questo aiuta a mantenere buoni livelli di produttività, ma per qualunque ragione lo facciano, è comunque un bel passo avanti.


In Kelly abbiamo un abbonamento premium per tutti i dipendenti in giro per il mondo (compresi fino a cinque familiari) a una delle migliori app per la salute mentale e il benessere, ‘Calm’, che offre diversi modi per trovare (o riscoprire) armonia ed equilibrio interiori. Dal parlare con gli adolescenti che sono stressati per i prossimi esami fino a tracce di musica calmante per aiutare ad addormentarsi dopo una settimana di lavoro impegnativa, dalla guida alla meditazione fino alla musica per gli esercizi casalinghi di yoga, ci sono opzioni per tutti. Da quando il ‘burnout’ è diventato una sindrome ufficiale sul lavoro e i professionisti (dai nutrizionisti agli psichiatri fino ai pediatri) discutono dell’importanza di prestare più attenzione ai problemi di salute mentale, le aziende prendono questi argomenti sul serio e aggiornano rapidamente le loro strategie. È forse il tempo di rinominare le ‘risorse umane’ in ‘capitale umano’?


Quanto tutto questo si applica al tuo posto di lavoro (se non completamente)? Cosa fa il tuo datore di lavoro per mostrare che rispettano completamente il tuo essere umano? E cosa possiamo fare tutti noi – dalle nostre posizioni come dipendenti e datori di lavoro – per trasformare il posto di lavoro in un ambiente migliore? Si prega di condividere nei commenti!





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