Trovare lavoro a 50 anni: la situazione in Italia

Kelly Services spa • apr 07, 2021

​Il 2020 è stato un anno drammatico per il lavoro in Italia, a causa soprattutto dell’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese e non solo. Le rilevazioni Istat hanno registrato, nell’ultimo anno, un calo degli occupati in valore assoluto di 444 mila unità (pari a un -1,9% rispetto a dicembre 2019), per un tasso di disoccupazione che si è attestato al 9%.


Perdere il lavoro rappresenta sempre uno scossone significativo nel percorso professionale di ciascuno e assorbirne l’impatto non è un’operazione affatto semplice. L’età anagrafica gioca un ruolo chiave in tutto questo. Poiché trovarsi senza impiego da giovani è molto diverso dal patire questa stessa condizione in età più avanzata.


Accanto alla grave problematica della disoccupazione giovanile, esiste quella altrettanto critica dei lavoratori che si trovano senza impiego in una fase avanzata della loro carriera, con margini di manovra decisamente più ridotti rispetto ai primi. Per questa categoria l’Istat ha rilevato un progressivo aumento del tasso di disoccupazione. Per due ragioni concomitanti: l’incremento dell’età pensionabile e dei requisiti per accedervi da una parte; la difficoltà oggettiva nella ricerca di un nuovo lavoro dall’altra.



Il 2020, tuttavia, nonostante un quadro generale non esattamente confortante, ha fatto emergere dati in controtendenza per i lavoratori over 50.

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L’eccezione rappresentata dagli over 50


ILa flessione dell’occupazione nel corso del 2020 ha coinvolto in maniera trasversale diverse categorie di lavoratori. La diminuzione dei posti ha riguardato, infatti, sia i dipendenti (-235 mila) che gli autonomi (-209 mila), uomini e donne, in quasi tutte le classi di età.


A fare eccezione sono stati proprio gli over 50, che hanno registrato un incremento dei posti di lavoro occupati di 197 mila unità. Per effetto soprattutto, specifica l’Istat, della componente demografica. La categoria di lavoratori compresa tra i 50 e i 64 anni di età è l’unica che, a dicembre 2020, ha fatto registrare una variazione percentuale positiva degli occupati (2,1%), anche al netto della componente demografica (0,6%).


Diminuzione del tasso occupazionale e incremento della percentuale di inattivi hanno caratterizzato, su base annuale, tutte le fasce di età al di sotto dei 50 anni. Al contrario, la classe compresa tra i 50 e i 64 anni ha fatto registrare un andamento pressocché opposto.

Il blocco dei licenziamenti e gli incentivi alle assunzioni


In un mercato del lavoro sempre più “polarizzato”, per utilizzare la descrizione dell’Istat, sono aumentati i nuovi ingressi di professionisti con basse competenze a discapito delle professionalità intermedie. Di contro, è cresciuta la percentuale di lavoratori che hanno perso il proprio impiego in una fase avanzata della carriera e che hanno riscontrato grandi difficoltà a trovare una nuova occupazione.


Il tema del ricollocamento lavorativo è diventato centrale all’interno delle dinamiche del mercato. In particolare rispetto alle categorie più fragili come quelle rappresentate dagli ultracinquantenni. Certamente, nell’ultimo anno, i dati occupazionali in controtendenza degli over 50 sono stati favoriti dal blocco dei licenziamenti. Ma a questo risultato potrebbe aver contribuito anche altro.


Come ricorda Ipsoa, quest’anno così come accaduto nei 12 mesi precedenti, i datori di lavoro possono usufruire di una riduzione contributiva pari al 50% di quella dovuta. Il requisito per poterne beneficiare è assumere un lavoratore di età non inferiore a 50 anni e disoccupato da almeno un anno. Si tratta di un incentivo previsto dalla Legge Fornero, che è stata ulteriormente rafforzata con la Legge di Bilancio per il biennio 2021-2022. La novità principale riguarda una decontribuzione totale per chi assume donne con contratto a tempo indeterminato.


L’agevolazione per l’assunzione degli over 50 è concessa per un periodo di tempo non superiore a 12 mesi ed estendibile a 18 in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato o conversione da determinato a indeterminato.

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Un capitale umano sul quale continuare ad investire


LUn lavoratore che taglia il traguardo dei 50 anni affronta comunque un momento delicato del proprio percorso professionale, a prescindere dal fatto che possa perdere o meno la propria occupazione.


Da un’indagine realizzata dall’Università Cattolica di Milano nel 2019 per l’associazione Valore D è emerso che quasi la metà dei lavoratori affronterebbe i momenti più problematici della propria carriera dai 50 anni in su. Più del 30% dei lavoratori over 50 vivrebbe eventi negativi come malattie, lutti, separazioni e cambiamenti importanti sul lavoro.


La ricerca aveva evidenziato una forte impreparazione delle aziende nell’affrontare al meglio queste tipologie di momenti. A fronte di un mondo imprenditoriale italiano sempre più in mano agli over 50, appare ancora oggi prioritario, quindi, valorizzare il contributo dei lavoratori di questa categoria, che potrebbero dare ancora molto alle realtà aziendali per le quali prestano servizio. Senza contare i benefici che ogni organizzazione potrebbe ottenere da una corretta ed efficiente gestione della forza lavoro multigenerazionale.

La piattaforma Epale e l’adult learning


La formazione continua e la capacità di rimanere sempre aggiornati sono caratteristiche fondamentali per trovare lavoro a qualsiasi età. Ma assumono ancora più valore nel momento in cui capita di perdere il lavoro in una fase avanzata della carriera. La capacità di reiventarsi in breve tempo ha un’importanza, in questo caso, ancora maggiore.


Sul tema si è mossa anche l’Unione europea che, nel 2015, ha lanciato la piattaforma Epale, acronimo che sta per Electronic platform for adult learning in Europe, ovvero piattaforma elettronica per l’apprendimento degli adulti in Europa.


Si tratta di una piattaforma multilingue dedicata all’educazione degli adulti, suddivisa in una parte pubblica e una community virtuale privata per la condivisione di informazioni e progetti. Epale è un progetto della Commissione europea finanziato dal programma Erasmusplus.


In Italia questo servizio è gestito dall’Agenzia Erasmus + Indire ed è rivolto principalmente a chi svolge un ruolo professionale nell’ambito dell’educazione degli adulti, ma l’iscrizione alla piattaforma è aperta a tutti coloro siano interessati al tema.



“L’apprendimento permanente – si legge sul portale - lo sviluppo delle competenze siano elementi chiave per una crescita sostenibile e inclusiva e per rispondere alle grandi questioni del nostro tempo (crisi economica, invecchiamento demografico, strategia economica e sociale dell’Unione europea)”.

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Le professioni del futuro


 Non è quindi mai troppo tardi per investire nella propria formazione. La capacità di reinventarsi, anche in una fase molto delicata del proprio percorso professionale, passa anche e soprattutto dalla possibilità di acquisire nuove e specifiche competenze.


A tal proposito Linkedin Us ha elaborato lo scorso 2020 un report molto approfondito sulle professioni emergenti del prossimo futuro. Si tratta di un’indagine che ha provato a capire verso quale direzione si stia muovendo il mercato del lavoro. Un ruolo sempre più centrale lo stanno svolgendo e continueranno a svolgerlo i settori dell’intelligenza artificiale e della scienza dei dati. Sullo sfondo, anche la robotica sta acquisendo una rilevanza crescente.


L’intelligenza artificiale, in particolare, ha scritto Guy Berger, Chief Economist di LinkedIn, nell’introduzione al report, “richiederà all’intera forza lavoro di apprendere nuove competenze, che sia tenersi aggiornati o intraprendere una nuova carriera legata all’automazione”.

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