Così come per le aziende, anche per ognuno di noi è diventato cruciale promuovere la propria immagine, sui social ma non solo, creando il proprio “marchio personale”. Ecco alcuni spunti per emergere ed evitare errori grossolani
Nel mondo iper-connesso e sempre più “social” di oggi è diventato fondamentale saper comunicare in maniera adeguata il valore di un prodotto o di un marchio in maniera non tradizionale. La pubblicità vecchia maniera, da sola, non basta più. Un discorso simile vale anche per la propria persona, specie quando cerchiamo di promuoverci nel mondo del lavoro cercando un nuovo impiego o nuovi sbocchi professionali.
È il cosiddetto personal branding, la capacità di “vendere se stessi” o di “farsi scegliere”, più o meno come accade per i marchi industriali, i “brand”, appunto. Ma cosa significa? Non è infatti facile definire il concetto. Uno dei primi a parlarne in maniera chiara, più di vent’anni fa, è stato Tom Peters, ad della rivista economica “Fast Company”, nell’articolo “The brand called you”, in cui suggeriva che ciascuno di noi è contemporaneamente presidente, ad e responsabile marketing di una società che lui chiamava “Me Inc.”, la “Io Spa”.
Proprio come un’azienda che si rivolge ai potenziali clienti, siamo noi dunque a doverci occupare direttamente di costruire, promuovere e mantenere la nostra reputazione.
Luigi Centenaro, docente alla SDA Bocconi e fondatore di BigName, collegandosi alla lezione di Peters dà invece un’altra definizione del personal branding. Secondo lui chi cura il proprio personal brand non deve preoccuparsi di vendersi meglio, ma piuttosto promuovere ciò che crede lo renda unico.
In altre parole fare personal branding significa raccontare in modo efficace:
Ecco dunque che la costruzione della propria immagine non può che partire dalla piena consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza. Solo riflettendo su questi aspetti si potrà poi promuovere la propria unicità. Il personal brand sarà quindi una sorta di punto d’incontro tra quello che io penso di me stesso e quello che comunico e l’immagine che gli altri hanno di me, come l’intersezione tra due insiemi sovrapposti.
La promozione di se stessi è dunque simile all’attività di content marketing che fanno le aziende per promuovere i loro prodotti, usando mezzi non tradizionali come i social network, i blog, varie forme di racconto e curando il rapporto diretto coi propri clienti. Allo stesso modo ognuno di noi, se vuole curare e promuovere la propria immagine professionale, deve saper comunicare con tutti i mezzi il proprio “X Factor”, quello che lo contraddistingue rispetto agli altri.
Per farlo bisogna innanzitutto partire da una considerazione, che potrebbe sembrare scontata: oggi la maggior parte dei responsabili delle risorse umane incaricati di cercare personale, così come chiunque per cercare un professionista, usa Internet per informarsi sui candidati. Ecco dunque che la “digital reputation”, la reputazione digitale, assume ancora più importanza se si punta a promuovere il proprio “brand” per cercare un nuovo impiego.
Per questo una delle prime tappe per poter potenziare la propria reputazione passa per una cura attenta dei profili social. Facebook, Twitter e naturalmente LinkedIn devono essere costantemente aggiornati per apparire professionali e convincere chi ci sta “studiando” che facciamo al caso suo. Una volta rinfrescati questi ci si può poi lanciare nel produrre contenuti per riempire di argomenti interessanti e convincenti la nostra immagine.
Stabiliti questi principi generali è giunto il momento di fare una lista delle cose da fare per promuovere se stessi e fare personal branding in maniera efficace.