Il passaggio dal dottorato al lavoro e, di conseguenza, dal mondo accademico ad un nuovo ruolo professionale, è una fase delicata nella carriera di chi ha intrapreso questo percorso.
La domanda più frequente che accademici e chi fa attività di ricerca si pongono è: quali sono le prospettive future una volta terminati gli studi? Le strade possibili sono molteplici, ma è importante valutare con calma i pro e i contro di tutte le opportunità che si presentano per prendere la decisione migliore.
Vediamo allora quali sono le strategie più efficaci per trovare lavoro dopo il dottorato, rispondendo ad alcune delle domande più frequenti di chi cerca una nuova occupazione terminati gli studi post laurea.
Secondo l’ultima indagine Istat del 2018, il 93,8% dei dottori di ricerca ha un lavoro a sei anni di distanza dal conseguimento del dottorato. Il 4,6% è in cerca di lavoro, mentre appena l'1,6% non cerca attivamente un impiego. Il tasso di occupazione risulta elevato in tutti i campi disciplinari e, in particolare, in ambito ingegneristico, industriale e dell’informazione. In queste aree, infatti, più del 96% ha un lavoro a quattro anni dal dottorato, con la percentuale che sale al 98% a sei anni dal conseguimento del titolo. Il 10% dei dottori lavora come professore o in ambito universitario come ricercatore. Fra coloro che vivono in Paesi diversi dall’Italia, la percentuale sale al 25%.
Chi ha conseguito il titolo di dottore di ricerca matura competenze specifiche che possono rappresentare un valore aggiunto rispetto ai propri competitor quali:
Il dottorato è un percorso di approfondimento dell’istruzione universitaria che rende chi lo intraprende un tecnico esperto. Ciò consente, come detto, di sviluppare competenze molto apprezzate sul mercato del lavoro.
Il dottorando può portare avanti le attività lavorative compatibili con il proprio percorso di studi, previa autorizzazione del Collegio docenti. Nel caso specifico di chi ha ricevuto una borsa di studio, le attività devono essere sempre inerenti al percorso formativo del dottorato.
Per i dottorandi senza borsa, va comunque valutata caso per caso la compatibilità dell’attività lavorativa svolta. La possibilità di beneficiare di assegni di ricerca è ammessa anche per i dottorandi che non hanno una borsa di studio. Vale, però, sempre la regola che l’assegno sia compatibile con i temi trattati nel dottorato.
La possibilità di beneficiare di una borsa di studio è comunque incompatibile con:
In generale, comunque, gli iscritti possono proseguire il lavoro in essere al momento dell’iscrizione purché non comprometta l’attività di dottorato.
In base al rapporto 2020 di Almalaurea, i dottori di ricerca del 2018 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, hanno trovato occupazione principalmente in ambiti quali:
Dodici mesi dopo il conseguimento del titolo, il 38,8% ha proseguito l’attività lavorativa che aveva prima del dottorato, mentre il 9,2% ha cambiato lavoro. Il restante 52% ha trovato impiego solo al termine del percorso di studi. Sono principalmente i dottori con titoli che riguardano le scienze umane (46,1% dei casi) a proseguire l'attività lavorativa antecedente il conseguimento del dottorato. In seconda battuta i dottori in scienze economiche, giuridiche e sociali (44,1%) e in scienze della vita (42,1%).
Le aziende che assumono dottori di ricerca si concentrano in tre settori in particolare:
Se da un lato il dottorato aumenta le possibilità di trovare lavoro, dall’altro proseguire la carriera accademica una volta completati gli studi risulta complesso, soprattutto nel nostro Paese. Ecco perché è importante costruirsi una alternativa valida in ambito non universitario. O, ancora, concedersi un periodo di studi all’estero per approfondire le proprie conoscenze e, al contempo, aprirsi a nuove opportunità.
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