Scaglioni Irpef: quali sono e come calcolarla

Kelly Services Spa • ott 09, 2023

Nel 2024 il governo punta a ridurre gli scaglioni Irpef dagli attuali quattro a tre. Vediamo come si calcola oggi e quali sono le novità sulle detrazioni



L’Irpef è la principale imposta sul reddito pagata da
lavoratori e pensionati. È organizzata per scaglioni e aliquote che garantiscono la progressività della tassa, ovvero il suo aumentare con la crescita del reddito. La legge di bilancio 2022 è intervenuta modificando sia gli scaglioni che le aliquote applicate, oltre che cambiando il sistema di detrazioni collegato alla sua applicazione e anche il cosiddetto “bonus Renzi”, cioè i vecchi 80 euro aggiuntivi poi innalzati a 100 euro, che cambia in maniera significativa.


Con la prossima Manovra 2024 l’obiettivo del governo, come confermato recentemente dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, sarebbe quello di ridurre gli scaglioni Irpef dagli attuali quattro a tre, accorpando i primi due scaglioni in un’unica aliquota fissata al 23%.


Vediamo quindi cos’è l’Irpef, come si calcolano le detrazioni per i carichi di famiglia e come sono cambiate negli ultimi anni.

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Che cos’è l’Irpef?

Irpef è la sigla di “Imposta sul reddito delle persone fisiche”, ed è quindi l’imposta che si applica a:


  • lavoratori dipendenti;
  • pensionati;
  • lavoratori autonomi;
  • soci di impresa.


Si tratta di un’imposta progressiva, che cioè aumenta il suo peso col crescere del reddito disponibile secondo un sistema di aliquote e scaglioni. L’imposta lorda, come spiega l’Agenzia delle entrate, si ottiene dunque applicando al reddito disponibile i diversi scaglioni previsti dalle norme, sottraendo però i cosiddetti oneri deducibili, cioè le spese che possono essere detratte dal reddito e dunque non concorrono alla determinazione dell’imponibile.


Il pagamento può avvenire con una trattenuta diretta alla fonte, cioè ogni mese nella busta paga dei lavoratori dipendenti o dei pensionati, oppure al momento della dichiarazione dei redditi per i redditi da lavoro autonomo.




Quali sono le aliquote Irpef 2022?

Le nuove aliquote e i nuovi scaglioni per il calcolo dell’imposta introdotti con la legge di bilancio per i redditi ottenuti dal 1° gennaio 2022 sono:

Reddito imponibile (per scaglioni) 2022 Aliquota (per scaglioni) 2022 Imposta dovuta sui redditi intermedi nei diversi scaglioni 2022
redditi fino a 15.000 euro 23% 23% sull’intero importo (= 3.450,00)
da 15.001 fino a 28.000 euro 25% 3.450 euro + 25% sul reddito che supera i 15.000 euro fino a 28.000 euro
da 28.001 fino a 50.000 euro 35% 6.700 euro + 35% sul reddito che supera i 28.000 euro fino a 50.000 euro
oltre 50.001 euro 43% 14.400 euro + 43% sul reddito che supera i 50.000 euro

Per le dichiarazioni sui redditi ottenuti fino al 31 dicembre 2021, invece, si applicano ancora le vecchie aliquote, ovvero:

Reddito imponibile (per scaglioni) 2021 Aliquota (per scaglioni) 2021 Imposta dovuta sui redditi compresi negli scaglioni 2021
fino a 15.000 euro 23% 23% sull’intero importo (= 3.450,00)
oltre 15.000 euro e fino a euro 28.000 27% 3.450,00 + 27% parte eccedente 15.000
oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro 38% 6.960,00 + 38% parte eccedente 28.000
oltre euro 55.000 euro e fino a 75.000 euro 41% 17.220 + 41% parte eccedente 55.000
oltre a 75.000 euro 43% 25.420 + 43% parte eccedente 75.000

Risulta chiaro quindi che la legge di bilancio ha ridotto il numero degli scaglioni di reddito da cinque a quattro e modificato le aliquote per il calcolo dell’Irpef dovuta.




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Come si calcolano gli scaglioni Irpef?

Cosa significano queste tabelle? Che i contribuenti con un reddito che nel 2022 rientrano nel primo scaglione, fino a 15.000 euro, devono pagare un’imposta pari al 23% del reddito complessivo, ovvero 3.450 euro se il reddito è esattamente 15.000. Niente è dovuto se invece questo reddito rimane sotto a una soglia, detta “No tax area”, che è differente tra lavoratori, pensionati e autonomi.


Per i redditi che eccedono il primo scaglione, si applica invece l’aliquota successiva, che nel caso del 2022 è del 25% fino alla soglia superiore di 28.000 euro. Cosa importante: l’aliquota si applica solo ai redditi che rientrano all’interno di quello scaglione, non a tutto il reddito complessivo.


Ovvero, facendo un esempio:


se il reddito è di 25.000 euro, si pagherà dunque il 23% fino a 15.000 euro, cioè 3.450 euro, cui si andrà a sommare il 25% della fascia di reddito compresa tra 15.000 e i 25.000 euro, cioè altri 2.500 euro. L’Irpef lorda in questo caso, senza tener conto delle detrazioni fiscali Irpef, sarà dunque di 5.950 euro.


L’imposta netta, invece, è ottenuta sottraendo le detrazioni e i crediti d’imposta dovuti.


La legge di bilancio ha anche modificato il sistema di detrazioni spettanti, che diventano di:


  1. 880 euro, se il reddito complessivo non supera 15.000 euro; l’ammontare della detrazione effettiva non può essere inferiore a 690 euro; per i rapporti di lavoro a tempo determinato, non può invece essere inferiore a 1.380 euro;

     2. 910 euro, aumentata del prodotto tra 1.190 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 28.000 euro, diminuito del reddito                   complessivo, e 13.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 28.000 euro;


1.910 + 1.190 x (28.000-reddito complessivo) / 13.000


3. 1.910 euro, se il reddito complessivo è superiore a 28.000 euro ma non a 50.000 euro; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22.000 euro:


1.910 x (50.000 - reddito complessivo) / 22.000


Se il reddito complessivo è superiore a 25.000 euro ma non a 35.000 euro, la detrazione viene aumentata di 65 euro.



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Come cambia il Bonus Renzi con le aliquote Irpef 2023?

Il cambiamento delle aliquote Irpef non ha modificato il Bonus Irpef, più noto come "Bonus Renzi", i famosi 80 euro (poi diventati 100) lanciato dall'ex premier fiorentino. Ma le modifiche alle regole fiscali non hanno cambiato la sua struttura e nemmeno la sua erogazione automatica: non serve fare domanda.

In particolare, non devono fare richiesta nemmeno i percettori della Naspi, che sono stati introdotti come categoria con diritto al Bonus solo in un secondo momento assieme ad altre tipologie di lavoratori atipici.


Il Bonus viene riconosciuto nella misura massima di 100 euro direttamente dal datore di lavoro o, a seconda dei casi, dall'Inps. L'ultima legge di bilancio ha comunque confermato i requisiti di reddito e imposta già definiti precedentemente. Questo significa che:


  • per i redditi inferiori o uguali a 15.000 euro, il Bonus spetta per intero, dunque fino a 1.200 euro annui, a seconda però che ci sia la capienza necessaria nell'imposta che viene calcolata sulla base dei redditi e sottraendo le detrazioni che spettano;
  • per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro il Bonus Renzi viene riconosciuto se l'ammontare delle detrazioni che spettano al contribuente supera l'imposta lorda dovuta, calcolandolo sulla base di questa differenza e sempre con il limite massimo di 1.200 euro annui, cioè 100 euro mensili.




Cosa prevede la nuova riforma fiscale 2023?

Modifiche all'Irpef, superamento dell'Irap, revisione della no tax area, cambiamento del sistema delle deduzioni. Sono questi i punti principali della riforma fiscale 2023 presentata dal governo. Si tratta di interventi che cambiano molti aspetti del sistema fiscale e che, secondo il testo presentato al Parlamento a marzo, dovranno poi essere attuati con leggi specifiche entro 24 mesi dall'esecutivo.


Per ridurre il carico fiscale, incentivare la crescita economica del Paese e semplificare la burocrazia e il sistema di deduzioni e detrazioni in vigore, il governo interviene su molti punti. Tra questi i principali sono:


  • le aliquote Irpef verranno ridotte da quattro a tre, come da ipotesi circolate nei mesi scorsi, per cercare di ridurre il carico fiscale;
  • progressiva adozione della flat tax incrementale, cioè la "tassa piatta" oggi riservata a una fascia di lavoro autonomo e di recente modificata, estendendola anche al lavoro dipendente;
  • possibilità di dedurre dal reddito da lavoro dipendente le spese sostenute per questa attività, anche in misura forfettizzata. Si tratta di spese come il trasporto pubblico, il carburante e così via;
  • semplificazione delle detrazioni fiscali, per ridurne il numero e rendere più semplice la loro applicazione;
  • revisione dell'Ires, l'imposta sul reddito delle imprese;
  • superamento dell'Irap, l'Imposta regionale sulle attività produttive;
  • revisione dell'Iva.


Altri punti della legge delega riguardano anche interventi sui tributi regionali e comunali, le accise sui carburanti, la lotta all'evasione fiscale, il gioco d'azzardo e la digitalizzazione dei processi che regolano il rapporto tra fisco e contribuente.


Come potrebbe cambiare l’Irpef nel 2024?

Con l’eventuale passaggio dagli attuali quattro scaglioni Irpef a tre, attraverso l’accorpamento dei primi due con aliquota fissa al 23%, l’obiettivo dell’esecutivo sarebbe quello di limitare l’impatto di un sistema a tassazione progressiva come quello italiano.

Nello specifico, per raggiungere questo obiettivo, il governo vorrebbe estendere l’aliquota dello scaglione più basso - quella al 23% - ai redditi fino a 28 mila euro


Attualmente, per chi ha un reddito compreso tra i 15 e i 28 mila euro l’aliquota è fissata, infatti, al 25%.

La rimodulazione delle aliquote interesserebbe oltre un contribuente su due (57%) di chi è soggetto all’Irpef, per un totale di circa 24 milioni di italiani.


I redditi più vicini ai 15 mila euro avrebbero un beneficio in busta paga di circa 20 euro l’anno, quelli invece più vicini ai 28 mila euro di 260.  Allo Stato l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef costerebbe circa quattro miliardi di euro.



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